Cibo e vino, un mosaico perfetto
sull'Etna sapori e colori in perfetta armonia

Articolo di Paolo Li Rosi

Unopera d’arte creata dalle Muse… Questa l’immagine iconica dell’Etna per il prof. Attilio Scienza, esperto vitivinicolo internazionale e docente all’Università di Milano, incontrato in occasione di Contrade dell’Etna 2022, evento in presenza con oltre 7mila visitatori, 90 cantine espositrici, 70 giornalisti accreditati (molti stranieri), e la partecipazione di chef provenienti da tutta l’isola.

Diventa quasi riduttivo parlare quindi di isola nell’isola, per quanto il mosaico eno-gastronomico etneo è ancora in grado di trasmettere a chi saprà coglierlo. Concordi gli chef presenti a “Contrade dell’Etna 2022”, nel ritenere che i vini del vulcano, contribuiscono a svelare quel mosaico di sensazioni gusto-olfattive che valorizzano al meglio i sapori della ristorazione.

Proprio nel sapiente abbinamento cibo-vino infatti, ormai imprescindibile nell’offerta della cucina italiana, si svelano nuove e seducenti ispirazioni. Una cosa è certa, a tavola optare per la giusta bottiglia, è fondamentale (per valorizzare un buon piatto e non rischiare di svilirne uno importante), ma solo dopo aver scelto il menu.

Anche per questo, la migliore espressione del Nerello Mascalese, oggi figura nelle maggiori “wine list” dei più prestigiosi ristoranti mondiali. Ma il “Mosaico Etna” non è ovviamente solo Etna rosso doc. Tante sono le splendide tessere che lo compongono, in testa l’Etna bianco (doc e superiore) ma anche i profumati rosati e soprattutto le suadenti bollicine del metodo classico.

Manca ancora un accurato storytelling del mosaico, che faccia sentire il consumatore finale parte integrante del mito stesso. Non solo i rossi del vulcano quindi, ma tante e variegate sono le realtà rappresentative delle tipicità vinicole etnee, prodotte in poderi confinanti, eppure differenti, per il capriccio di colate indisciplinate che nei secoli li hanno attraversati o solo sfiorati.  Raccontare il mito e le sue origini, appare più agevole alla vista degli interminabili muretti di lava,  e degli “eroici” alberelli di viti centenarie, sopravvissute alla fillossera, spesso abbarbicate su pendenze straordinarie di antichi vulcanelli.

Ed allora, avreste mai detto che oltre, al tipico risotto al nero di seppia, anche la focaccia di Recco, o la pizza bianca con mortadella o ricotta e salame S. Angelo, possono trovare in uno spumante made in Etna uno sposo ideale? Le bollicine fini e persistenti di un Rosé Brut Millesimato da Nerello Mascalese in purezza, che sprigiona profumi intensi e richiama i lievitati, la frutta a bacca rossa e le spezie dolci, perfetto per “sgrassare” il palato e prepararci al prossimo morso. 

I sentori di ginestra e frutta bianca del Carricante con un saldo di Catarratto e Minnella, trovano perfetto abbinamento con la pasta con le sarde. Il gusto succoso delle sarde, la grana tostata della mollica e l’intensità aromatica del finocchietto selvatico, risultano esaltati dai sentori agrumati, di pesca bianca, mela verde e timo dell’Etna Bianco, caratterizzato da freschezza e mineralità persistenti. Ideale l’abbinamento anche con le moeche dorate, un riso patate e cozze, o la fregula sarda con bottarga di muggine.Agevole abbinare gli eleganti Rosati dell’Etna di nerello mascalese in purezzacon uncrudo di scampi dell’AdriaticoLe note di frutta fresca, melograno e fragoline di bosco, ed i richiami al pompelmo rosa, e violetta, sposano poi in allegria il cacciucco livornese (quello con 5 c !), ed il “cuscusu trapaneseIdeali anche per un aperitivo a base di tavola calda siciliana o torte salate e burrata di Andria, e perché no, con tagliatelle ai funghi porcini ed orecchiette con cime di rapa.

Ma il Nerello Mascalese esprime appieno la rara complessità del terroir etneo nella versione Etna rosso. Secondi come il coniglio alla stemperata, o il più impegnativogulasch ungherese, caratterizzato dall’untuosità della salsa e dalla nota finale di speziatura, trovano compagno ottimale nell’Etna rosso, declinato nelle varie annate. Senza dimenticare l’abbinamento con le più nobili carni grigliate italiane o con le “ribs” (spare o BBQ). Tra i primi, ideale l’accostamento ad una 5 buchi al maialino nero dei Nebrodi, od in alternativa con i bucatini all’amatriciana, o un risotto ai funghi porcini. Perfetto anche con formaggi stagionati. I sentori di ciliegia e prugna matura, cuoio e tabacco, ed i rimandi di sottobosco, rendono questo vino piacevolissimo alla beva e di ottima persistenza gustativa, che nelle versioni d’annata può assumere la magnifica evoluzione seduttiva del vino da meditazione. In fondo J.A. Brillan-Savarinantesignano della cucina gourmet, nel suo “La fisiologia del gusto” scriveva già nell’800 che “un pasto senza vino è come un giorno senza sole”…ça va sans dire! 

                                                                                        Paolo Li Rosi

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