Di Alberto Cicero
Quando finiscono le feste di Natale e di inizio anno, la sensazione è che si torni alla “normalità”, cioè che sia l’ora di immergersi nuovamente nelle consuete abitudini e nei soliti “cicli” giornalieri (lavoro, faccende e, ahinoi, davvero poco altro).
Ma anche quest’anno, purtroppo, c’è ben poco di “normalità” in quello che facciamo, stante la situazione sanitaria in cui ci ritroviamo e che sta, di giorno in giorno, facendo registrare numeri sempre più preoccupanti. Il Governo centrale ha varato tra Capodanno e l’Epifania delle norme che cercano di arginare la diffusione del virus, adesso altissima.
Non sono state, del resto, vere e proprie “festività” nel senso pieno del termine. Restrizioni, sgomento per un contagio sempre più diffuso, preoccupazione per le conseguenze economiche.
Ecco, il punto sta proprio qui. Più dilaga il contagio, più si prolunga nel tempo la pandemia e maggiori saranno le conseguenze sanitarie. Quindi, inevitabilmente, saranno ancora più gravi quelle economiche. E in primissima linea, fra le categorie più colpite, ci sono i cuochi. Ancora una volta dovranno fare i conti non solo con gli aspetti sanitari, ma anche con quelli burocratici.
Il dibattito vaccini sì, vaccini no. In una Nazione in cui la vaccinazione per i bambini – che riguarda solo la salute del singolo individuo – è obbligatoria, si è discusso sin troppo a lungo sull’opportunità dell’obbligo di un vaccino la cui somministrazione serve a preservare dal contagio anche altre persone e altre vite. Si è perso sin troppo tempo. E troppe vite umane.
E la conseguenza sanitaria corre sul binario parallelo a quella economica. Non ci sarà rilancio definitivo, ripresa certa e stabile, sin quando saremo necessariamente costretti a restrizioni. E’ da stolti non comprenderlo nascondendosi dietro l’alibi di una libertà individuale che non può e non deve prevalere su quella di tutti gli altri. Specie quando c’è in gioco la salute.
Fare gli auguri, durante i giorni di Natale, sarà magari sincero ma anche un po’ abitudinario.
Abbiamo aperto questo canale di comunicazione con il mondo dei cuochi e della ristorazione di qualità specificando che lo avremmo fatto cercando di bandire banalità e discorsi… precotti ma cercando “un percorso diverso”. Adesso che le festività volgono al termine facciamoci gli auguri più importanti in questa fase. Che questo drammatico momento possa passare in fretta. E che presto si possa tornare – tutti, ma i cuochi in particolare – al lavoro con entusiasmo e gioia. Quegli ingredienti che solo loro sanno usare in cucina ogni giorno.
Dipenderà dal comportamento di ciascuno di noi, dal nostro senso di responsabilità, uscire da questo tunnel. Non ci sono zone franche. Non c’è proprio chi possa dire “lo facciano gli altri, non io”. Inutile farsi gli auguri di buon Natale o per il nuovo anno se non si è pronti, tutti e 365 giorni, a essere disponibili o a fare anche piccoli o grandi sacrifici per gli altri. Per tutti.
Auguroni sinceri da noi di “Cuochi magazine”!