Di Maria Torrisi

Sono molto di più che una felice combinazione di armonia, colori e forme. Le sue fotografie sono narrazione, pensiero, e persino poesia. Per questo Fabrizio Villa, il fotografo amico dei cuochi, alla cucina gourmet, “sfoggio di forme e accostamenti cromatici”, preferisce un sano piatto di spaghetti alla Norma.
“Ma che sia fatto davvero bene – si affretta ad aggiungere il professionista che dalle sue foto pretende sempre la perfezione – non mi piacciono le approssimazioni dei dilettanti, come le rivisitazioni di chi vuole sbalordire. Equilibrismi, geometrie e ricerche cromatiche nel piatto non mi stupiscono: quello che cerco è l’armonia del gusto, la storia della tradizione, la memoria collettiva che diventa esperienza individuale”, motiva il fotogiornalista che è famoso persino per essere stato il primo caso in Italia ad aver avuto accesso, da free lance, all’esame di abilitazione per l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti.
“Una pietanza ha la sua unica ragione di esistere per essere mangiata, non per essere guardata. Per questo non mi piace fotografare i piatti – rivela l’autore di spettacolari fotografie aeree, di lapidarie foto shock dai territori di guerra, di delicati e folgoranti ritratti – perché le immagini di food non esprimono l’essenza né del cuoco, né del cibo”.

Ai cuochi però riserva una grande attenzione, anzi quasi un’ammirazione. “Danzano tra i fornelli – descrive plasticamente il fotoreporter, siciliano d’origine ma giramondo per vocazione – e le loro mani compiono gesti puliti e sincronici. La mia emozione nel vederli tutti insieme, con le loro uniformi bianche, il cappello alto come il loro orgoglio e il sorriso frescodei bambini, mentre stipavano ogni angolo del Teatro Massimo Vincenzo Bellini, ordinati e sparsi come vuole la loro disciplina quando si unisce al loro estro personale, mi ha permesso di realizzare una fotografia che ha fatto il giro del mondo. E’ rimbalzata ovunque attraverso l’agenzia internazionale con la quale collaboro, la Getty Images, e le grandi testatel’hanno pubblicata mostrando al mondo intero i protagonisti della famosa cucina italiana nella casa madre della lirica, tanto che poi anche il New York Times l’ha incoronata regina tra le foto dell’anno”.
La sua ammirazione per i cuochi, Fabrizio Villa l’ha riconfermata, a pochi anni di distanza da quello scatto, con una seconda prova d’autore: i padri della cucina italiana riuniti al teatro greco-romano di Catania, tra le antiche gradinate di pietra lavica e un velo d’acqua nel quale il gruppo storico si rispecchia.

“E’ una foto che amo molto perché fa dialogare il passato col presente, il materiale con l’immaginario”, confessa l’uomo che in un’altra sua famosa foto ha saputo cogliere l’esatto istante in cui una magnifica luna gigante ha sfiorato la mano benedicente della statua della Madonna simbolo della città di Messina, con un effetto che rimanda il pensiero al binomio tra eterno e simbolico. Una foto che gli ha fatto guadagnare il titolo di “una delle 15 più belle foto al modo” dalla rivista Forbes.

“Ho molta pazienza, aspetto il momento giusto per scattare una foto, ma se questo non arriva la foto non la faccio. E’ la stessa cosa che mi accade col cibo: se un piatto non mi piace io non lo mangio. Anche se si dovesse trattare del piatto che amo di più, com’è la pasta alla Norma. Se gli ingredienti sono pochi e giusti, la cottura è perfetta, l’olio della frittura dosato come il velo finale della ricotta salata, allora quel piatto è un’esperienza”.